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Giovedì 17 gennaio la galleria Ciocca di Milano inaugura la seconda personale dell’artista albanese Helidon Gjergji, nato a Tirana e residente fra Chicago e New York. Noto in ambito internazionale per le sue riflessioni sull’attualità della pittura e sul ruolo assunto dalla televisione nella società contemporanea, Gjergji propone una variante dell’installazione Silica, già esposta durante l’ultima edizione della Biennale di Venezia nel Padiglione Albanese, a cura di Bonnie Clearwater (direttrice e capo curatrice del Museo d’Arte Contemporanea di Miami). Una distesa di dune di sabbia accoglierà il visitatore, trasformando la galleria in uno spazio mentale; otto televisori sorgono a capolino dalla sabbia, trasmettendo programmi casuali le cui immagini si rifrangono lungo la superficie frastagliata e materica dello schermo televisivo. Come rovine di un sito archeologico, l’opera sembra evocare i resti della nostra cultura contemporanea, mentre la sabbia, come un velo, ricopre il duplice ruolo di luogo sia di sepoltura che di nascita dei suoi simulacri. Silica riporta alla nostra memoria le grandi installazioni della Land art e dell’arte povera dove la ricerca visiva ed estetica corrispondeva ad un importante momento di impegno sociale e politico. È lampante il tipo di analisi che accomuna Helidon Gjergji a Robert Smithson, se si raffronta l’opera a Yucatan Mirror Displacements con Silica: all’analisi del rapporto tra uomo e natura, l’artista albanese affianca quella della relazione che lega questi due elementi ai media. Riflesso, abbaglio, luce di ciò che non avremo più o che diventerà solo un miraggio; e come Smithson prennunciava alla fine degli ani sessanta rispetto alla natura, Gjergji ci sussurra che forse quest’ultima è ormai intrappolata nella sua immagine. Attraverso il suo lavoro, Gjergji analizza con lucidità il percorso creativo e distruttivo della comunicazione mediatica, che plasma e influenza la psiche contemporanea, proponendone al visitatore una sorta di archeologia della mente.